Eccoci alla terza stagione coloratissima di EMILY IN PARIS, uno dei campioni di ascolti di Netflix, perché ok, è vero che c'è tanta fuffa su questa grossa ENNE rossa e alcune serie, come 1899, vengono cancellate dopo una sola stagione, però ogni tanto quella giusta la imbroccano.
un po' come fece Achille Lauro sul palco dell'Ariston (ma sono entrambi debitori verso il videoclip HUMAN di Sevdaliza) oppure la vediamo disinvolta vestita in latex da dominatrice (viene detto chiaro e tondo nei dialoghi) per una serata al cinema all'aperto.
Quindi tutto si evolve e tutto cambia, pur restando sempre nello standard che abbiamo visto nelle precedenti stagioni.
Lily Collins, che qui vedremo con una nuova frangetta e sempre più somigliante ad una novella Audrey Hepburn,
ha trovato un'ottima collocazione sia come attrice che come produttrice, e per la quarta stagione è già al lavoro dopo il cliffhanger finale che tiene sospesi noi spettatori, ma anche i personaggi della serie, un po' tutti in bilico sulle decisioni sentimentali e, alcuni, anche lavorative.
ha trovato un'ottima collocazione sia come attrice che come produttrice, e per la quarta stagione è già al lavoro dopo il cliffhanger finale che tiene sospesi noi spettatori, ma anche i personaggi della serie, un po' tutti in bilico sulle decisioni sentimentali e, alcuni, anche lavorative.
Un'ottima stagione questa terza, nonostante qualcuno abbia l'criticata definendola poco divertente e incapace di portare a scelte definitive.
Non sono d'accordo, naturalmente, un po' perché il trend della "scelta o non scelta" è proprio un tema ricorrente perché anche "non scegliere" è comunque una scelta, ma forse io son anche di parte perché, lo ammetto, potrei guardare la serie anche con il volume a zero dato che mi basta vedere Lily e i suoi outfit sempre più incredibili.
In realtà, a dirla tutta la moda parigina che sfila sulle passerelle della moda non è meno pacchiana di quanto si vede qui, eh; difatti tali modelli indossati da Lily sono presi esattamente da lì.
E le stanno da favola alla Lily che adoro, ma lo faccio con la preghiera di non perdere ancora ulteriore peso.
In realtà, a dirla tutta la moda parigina che sfila sulle passerelle della moda non è meno pacchiana di quanto si vede qui, eh; difatti tali modelli indossati da Lily sono presi esattamente da lì.
E le stanno da favola alla Lily che adoro, ma lo faccio con la preghiera di non perdere ancora ulteriore peso.
P.s.
La canzone che ho citato nel titolo del post, oltre alla cover fatta dal gruppo di Carmine Appice e da Kim Wilde, era uno dei tanti successi delle SUPREMES di Diana Ross.
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Chi spamma invece non è gradito per cui occhio!
Tengo sempre pronto il blaster.